Ansia da prestazione
Chi può dire di non aver mai provato l’ansia da prestazione?
Quel senso di agitazione, di respiro corto, una perdita di radicamento e di lucidità.
Viene spesso associata alla paura in quanto contiene la paura di non farcela, di non essere in grado, di deludere le aspettative che supponiamo qualcuno ha nei nostri confronti.
Proviamo ansia da prestazione alla soglia di un evento, di una prova, un appuntamento, un incontro, un colloquio di lavoro, a letto con un nuovo amante… le occasioni possono essere diverse.
Quello che le accomuna è un sentire, una spinta interna a fare qualcosa per essere all’altezza della situazione e nel sottofondo, il timore di non essere in grado.
Essendo in ansia immaginiamo una serie di possibilità di solito catastrofiche dove l’esito positivo diventa così fondamentale da perdere spontaneità, naturalezza e rilassamento che sono la base per attingere alle risorse.
Ci sono delle modalità con le quali tentiamo di gestire automaticamente l’ansia da prestazione:
- spingere facendo uno show, una performance, creando una condizione energetica di iper attività, per dimostrare valore, capacità
- arrestarsi sulla soglia e non rischiare neppure un passo
- rimandare
- andare nel pallone al punto che la situazione sembrerà uno sfacelo, un dramma, con allegato un senso di impotenza.
Le risorse per far fronte all’ansia da prestazione hanno a che fare con la presenza.
Innanzitutto riconoscere che cosa sta succedendo dentro di noi, il timore, l’ansia, la paura di fallire, l’automatismo della difesa che sta per scattare o è già scattata. (Difesa come allontanamento, posporre, non sentire, congelamento, arrabbiarsi)
Un altro passo è tornare al momento presente, spostando consapevolmente l’attenzione dai sintomi fisici, emozionali, energetici, mentali a qualcosa altra cosa che è presente nel momento: un suono per esempio, una voce, o guardare un oggetto, qualcosa che ci richiami al qui e ora.
Anche modificare il respiro che solitamente sospendiamo nell’ansia, buttando fuori più aria possibile, aiuta a scaricare tensione.
Lo spostamento dell’attenzione richiama tutta l’energia all’asse centrale del SONO QUI, HO RISORSE.
Un buon modo per riuscirci è portare attenzione alle gambe, ai genitali, alla pancia, all’Hara e trovare il radicamento, il contatto con il pavimento, con la terra.
Tutto diventa più chiaro quando siamo radicate, quando l’asse del corpo è di nuovo nel presente, è verticale non obliquo.
Anche le emozioni si pacificano e l’ansia scompare e i nostri atti, le nostre parole, i nostri gesti diventano veri e fluidi. Nella presenza arriva ciò che è necessario nel momento: arriva il coraggio, o l’innocenza, o l’amore o il rilassamento, o la gioia, o il piacere….
Nell’iconografia induista Durga è rappresentata come una donna regale che cavalca una tigre. (vedi immagine)
Durga è rilassata e dignitosa nella sua veste rossa.
Per me è un simbolo di presenza e Forza che ciascuna di noi donne è.
A volte la tigre non è mansueta, bisogna domarla, e per domarla comprenderla. Così l’ansia, va compresa e domata con il fuoco della presenza.