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Sostenersi nei momenti di difficoltà

Giudice interiore, Reiki, Consapevolezza, Counseling Transpersonale

Sostenersi nei momenti di difficoltà

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Imparare a sostenersi nei momenti di difficoltà, chiedere aiuto se necessario, non è scontato, è un’arte che possiamo coltivare giornalmente, non vale una volta per tutte.

Sostenersi presuppone il contatto con se stessi, con i propri bisogni, sensazioni, emozioni, pensieri nelle varie circostanze e contesti in cui viviamo.

La domanda:”Qual’è il mio bisogno in questo momento?” Ci può accompagnare nel viaggio del contatto e del sostegno.

Contatto con il corpo che ha le sue necessità di riposo, movimento, cura. 

La vitalità del corpo fisico, la sua scioltezza, elasticità, fluidità, contribuiscono al benessere.

Un corpo sano elabora più facilmente i vissuti su altri piani, come quello emotivo, energetico, mentale.

Prestare attenzione all’auto-regolazione del carico/scarico dell’energia che contribuisce alla salute psico-fisica di tutto l’organismo.

Se non siamo consapevoli e presenti il carico/scarico è regolato dal nostro giudice interiore in maniera automatica, in base a regole e codici di comportamento basati sull’accettabilità o meno, sul giusto/sbagliato, bene/male, bello/brutto.

L’auto-regolazione è intelligenza in atto ed è sintomo di maturità e sostegno.

Pieno e vuoto. Riempire e svuotare. Come il movimento naturale del respiro: non è possibile continuare ad inspirare, riempire, così come non è possibile continuare ad espirare, svuotare. 

Ci vuole equilibrio, ma è ben diverso se sono io l’artefice dell’equilibrio o se è il mio giudice interiore a stabilirlo.

Nel primo caso mi sentirò bene, a mio agio,  nel secondo caso avvertirò compressione oppure vuoto/mancanza.

Il troppo carico può riguardare le emozioni, ma non solo, anche giornate piene di tante cose da fare, stress, assorbimento di emozioni altrui, impegni gravosi che non rimoduliamo in un ottica di respons-abilità nel presente ma che sosteniamo perché si “deve” fare così, situazioni che non ci danno gioia, serenità nelle quali ci sentiamo incastrati.

Le domande: “Come carico la mia energia? Come la scarico? Uso modalità sane per me oppure no?”, ci sostengono nell’esplorazione e nel cambiamento di abitudini malsane che, protratte nel tempo,  ci allontanano da noi stessi generando infelicità e scontento.

Sapersi sostenere a volte viene indicato come “saper stare sulle proprie gambe”, richiama al radicamento. Cos’è il radicamento? Cosa significa essere radicati? Radicati dove?

Per me la risposta a queste domande è essere radicati nel contatto con il Sé, la parte profonda di Chi siamo, ma per qualcuno questo è incomprensibile se non ha un’esperienza riconosciuta del proprio Sé.

Il Sè è Casa ed è sempre qui. Siamo già a Casa, in ogni momento.

Nel paradosso Casa è vuoto e pieno nello stesso tempo. E’ vuoto di contenuti condizionati è pieno di Presenza.

Se non c’è questa esperienza, le tecniche ci vengono in aiuto.

Tecniche di inquiry, Bioenergetica, di respiro, di meditazione, di contatto, di yoga, di Biotransenergetica, di contatto con le Forze archetipiche, tecniche di rilassamento, ne esistono tantissime, tutte tendono a farci sperimentare la dimensione del Sé, dalla quale arrivano risorse, intuizioni, insights, dove la mente è libera dal conosciuto, o per meglio dire, è libera dal condizionamento, dal tempo cronologico, dove tutto si fa chiaro.

Un albero ha forti radici, questo gli permette di crescere verso l’alto. Le radici sono immerse nella Terra che è il suo vero sostegno.

Così per noi, sviluppiamo forti radici attraverso la presenza e la consapevolezza e nello stesso tempo comprendiamo e viviamo che il vero terreno che ci sostiene è il Sé.

Comprendiamo che le risorse che ci sono necessarie vengono dal Sé, 

Domandarsi: “Quali sono le mie radici? Da dove prendo il nutrimento per vivere? Su cosa è basato il mio sostegno? Mi appoggio all’esterno o mi prendo cura di me trovando risorse all’interno?

Questo ci aiuta a comprendere dove siamo, a sviluppare una maggiore abilità nell’essere sempre di più noi stessi, a dirci la verità, ad essere autentici e veri.

Il salto successivo che in qualche modo avviene da solo, è riconoscere il Sé come il terreno di base sul quale appoggiamo e tenerlo presente.

A volte la risorsa sana da mettere in atto è chiedere sostegno all’esterno.

Se abbiamo una credenza del tipo: “Ce la devo fare da sola/o” è chiaro che resisteremo alla possibilità di usare quella risorsa e entreremo nello sforzo, nel sovraccarico.

Le credenza si formano dalla sopravvivenza, sono limitanti quando l’intento e la direzione diventano vivere e non sopravvivere; sono legate a certe immagini di noi stessi a cui siamo attaccati.

La disponibilità a mollare l’attaccamento alle immagini, fa cadere anche le credenze.

Lasciar andare una credenza è sfidare un confine che il nostro giudice interiore tenderà a rendere più solido con giudizi del tipo: Se chiedi sei debole, pesi sugli altri, sei in debito, cosa penseranno di te…

In questo caso l’auto-sostegno vero è ricorrere alla risorsa intuita e aprirsi al nuovo che ne può venire. Il nuovo è cambiamento, possibilità.

La solidità dell’ auto-sostegno è fatta di flessibilità nell’azione, uscire dai confini di giusto/sbagliato, dissolvere l’attaccamento alle credenze e alle immagini che nella loro rigidità cristallizzano il nostro ego, o identità, o chi supponiamo di essere.

È necessaria fiducia. La fiducia rende le nostre radici forti, ben piantate nel terreno di base sul quale e nel quale tutti cresciamo, il Sé.